C'è Vita Oltre l'Ufficio (e la Scuola)

Quello che resta fuori

Ci sono giorni in cui l’ufficio (o la scuola) ti mangia vivo.
Non perché manchi la voglia di fare bene, ma perché, semplicemente, non ci si riesce. La testa è altrove. Magari ci sono questioni personali che pesano, oppure un clima teso che ti fa sentire sempre sul filo.

Capita. Più spesso di quanto si dica.

Eppure, da fuori, sembra sempre che tutti vadano veloci, sempre lucidi, sempre presenti. Così ti convinci che il problema sei tu, che non reggi abbastanza, che non sei all’altezza.

Ma non è così.
Non sempre almeno.

C’è una parte di noi che non entra mai davvero in ufficio. O in classe. È quella che ha bisogno di respirare fuori, di non essere misurata in ore, output o prestazioni.

È quella parte che, appena esci, cerca rifugio in una cosa qualunque: una passeggiata, un film visto mille volte, la spesa con dentro solo cose buone, una doccia lunga, la musica mentre cucini qualcosa che sai già che ti piacerà.

Non risolve tutto. Ma serve.
Per ricordarti che sei più di come stai andando.
Più di quel progetto in ritardo.
Più delle dinamiche complicate con il tuo team.
Più del voto che pensavi di meritare e non è arrivato.

Quello che resta fuori — dalla mail, dal report, dalla call — sei tu.
E non va ignorato. Va nutrito. Anche con poco. Ma ogni giorno.

Indietro
Indietro

Luisa e il silenzio che parla d’amore - Parte I

Avanti
Avanti

“Volevo essere un duro” – Lucio Corsi e la forza della dolcezza